sabato 15 settembre 2018

RITO DELLA BENEDIZIONE DEI QUATTRO ANGOLI DEL MONDO



Il Rito ha anzitutto il valore di una benedizione della natura e del lavoro dei contadini, affinché tutto concorra a una stagione favorevole e a un raccolto abbondante. Si benedice il mondo perché diventi ancora più sacro, maggiormente imbevuto della provvidenza divina, che nello spirito del popolo cristiano significa prosperità, abbondanza, salute, serenità di vita. Benedire la creazione è anche un atto di esorcismo compiuto sulla materia cosmica affinché sia liberata dalle infestazioni del male e diventi veicolo della vita benedetta che proviene da Dio. Benedire la terra significa anzitutto benedire il rapporto tra la terra e l’uomo, nella sua veste di sacerdote posto a metà strada tra il giardino dell’Eden e il Creatore, tra il visibile e l’invisibile, il corporeo e lo spirituale. Dio ha pensato l’uomo come un microcosmo che sintetizza in sé la vocazione del creato in tutti i suoi molteplici livelli di vita, ma soprattutto lo ha plasmato a sua immagine perché potesse superare la materialità della creazione, non per abbandonarla ma per contenerla in sé e dar voce, attraverso la razionalità e il linguaggio umani, alla lode di Dio iscritta in tutti gli esseri viventi come significato ultimo della loro esistenza (Salmo 8; 145,21; 150; 1Corinzi 15,41), ma che rischia di rimanere muta fino a quando l’uomo non contribuisce a renderla consapevole ed esplicita. I cristiani rappresentano per la materia cosmica la speranza di essere elevata al livello dello spirito, di ricevere tramite le mani dell’uomo-sacerdote la redenzione di Cristo (Romani 8,19-22) e di partecipare alla dossologia del Padre testimoniando che i cieli e la terra sono pieni della sua gloria.

Al vertice dell’andastan c’è la benedizione dei punti cardinali con la croce, il cui significato è quello di esprimere il potere cosmico della morte-innalzamento del Signore, non solo come benedizione, ma anche come testimonianza del valore cosmico della redenzione, e dunque della sacramentalità del cosmo. La benedizione con la croce appone un sigillo liturgico sul cosmo affinché tutto ciò che vibra di vita, a partire dai gesti umani più comuni, fino al mutare delle stagioni e dei colori della luce, ai profumi della terra e ai gusti dei suoi frutti, tutto porti impressa in sé un’energia sacra, un respiro di preghiera, un ritmo religioso che si sposa coi cicli della vita di tutti i mondi creati: il minerale, il vegetale, l’animale e, infine, l’umano che li porta tutti in sé. Il sangue di Gesù caduto dalla croce è penetrato capillarmente nei pori della terra come in un calice che lo ha accolto in sé, la materia cosmica ne è rimasta intrisa e consacrata per sempre. La Madre Terra conserva in sé l’immenso potenziale di forza redentrice della croce, non nel senso panteistico di una dissoluzione del divino nel tutto, ma secondo il modo dell’unione senza confusione (panenteistico) del creato e dell’increato tipico dell’incarnazione.

(Liberamente tratto da: La Settimana santa con i cristiani d’oriente, di Gianmarco Busca – Ed. Lipa) 



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